Black Friday -a Jewish perspective

The Friday after Thanksgiving marks a modern shopping frenzy, with shops advertising discounts and sales to tempt shoppers to part with their money. Its name – “Black Friday” – describes the point where the shop goes into profit.

Unsurprisingly, the bible does not have much to say on consumerism, but it does have a view on people amassing and consuming material goods. Jeremiah railed against “the smallest to the greatest, all are greedy for gain. Priest and prophet, all act falsely”. Ezekiel noted “They hear words, but they do not practice them; their mouth expresses loving devotion, but their heart goes after their gain.”. The book of Proverbs is filled with gems such as “One who loves pleasure will become poor; One who loves wine and oil will not become rich.” And “A person with an evil eye hastens after wealth/ And does not know that poverty will come upon them”. Proverbs also contains the paean to the perfect woman who “ looks for wool and flax/ And works with her hands in delight. She is like merchant ships; bringing her food from afar. She rises while it is still night and gives food to her household and to her maidens. She considers a field and buys it; From her earnings she plants a vineyard.”

Bible is very clear. Frugality is good, accumulating assets much less so. And from the wealth we create we are required to support the needy, the stranger, widow and orphan, so that they too can eat and be satisfied.

But perhaps the clearest biblical teaching is the commandment to “not place a stumbling block before the blind.” The tannaitic midrash Sifra develops the idea of stumbling blocks to include misleading information or advice which might cause someone to sin, or cause them physical or financial harm, and later commentators include creating situations which would enable a person to make decisions that might damage them morally, physically or financially, or which will tempt them to act without self-control to their own moral detriment.

The barrage of advertising, the seductive “discounts”, the creation of desire for things we don’t need all fall under this prohibition. We stop being aware of the concept of “enough”, and fall prey to the idea that more is better, surrounding ourselves with “stuff”. But “naked we come into this world and naked we leave it”, and “only our good deeds will accompany us to the grave”.

(Job 1:21 psalm 49 and Ecclesiastes 5:15)

Black Friday: una prospettiva ebraica
Pubblicato da rav Sylvia Rothschild il 25 novembre 2022
Il venerdì che segue il giorno del Ringraziamento è contrassegnato dalla moderna
frenesia dello shopping, con negozi che pubblicizzano sconti e saldi per indurre gli
acquirenti a separarsi dai propri soldi. Il suo nome – “Black Friday” – descrive il punto in
cui un negozio inizia a dare profitto.
Non sorprende che la Bibbia non abbia molto da dire sul consumismo, ma ha una
visione delle persone che accumulano e consumano beni materiali. Geremia inveì loro
contro “dal più piccolo al più grande, tutti sono avidi di guadagno. Sacerdote e profeta,
tutti agiscono con menzogna”. Ezechiele osserva: “Odono le parole, ma non le mettono
in pratica; la loro bocca esprime amorosa devozione, ma il loro cuore va dietro al loro
guadagno”. Il libro dei Proverbi è pieno di gemme come “Chi ama i piaceri si impoverirà;
Chi ama il vino e l’olio non arricchirà”. E “L’uomo con il malocchio corre dietro alla
ricchezza / E non sa che su di lui giungerà la povertà”. Il libro dei Proverbi contiene anche
il peana alla donna perfetta che “cerca lana e lino / E lavora con gioia con le sue mani. È
come navi mercantili; portandole il cibo da lontano. Si alza mentre è ancora notte e dà il
cibo alla sua famiglia e alle sue ancelle. Considera un campo e lo compra; Con i suoi
guadagni pianta una vigna”.
La Bibbia è molto chiara. La frugalità va bene, accumulare beni molto meno. E
dalla ricchezza che creiamo siamo tenuti a sostenere i bisognosi, lo straniero, la vedova e
l’orfano, perché anche loro possano mangiare ed essere saziati.
Ma forse l’insegnamento biblico più chiaro è il comandamento di “non porre pietra
d’inciampo davanti al cieco”. Il midrash tannaitico Sifra sviluppa l’idea di ostacoli per
includere informazioni o consigli fuorvianti che potrebbero indurre qualcuno a peccare o
causare loro danni fisici o finanziari, e i commentatori successivi includono la creazione di
situazioni che consentirebbero a una persona di prendere decisioni che potrebbero
danneggiarla moralmente, fisicamente o finanziariamente, o che la tenterà ad agire senza
autocontrollo a proprio danno morale.La raffica di pubblicità, gli “sconti” seducenti, la creazione del desiderio per cose
di cui non abbiamo bisogno rientrano tutti in questo divieto. Smettiamo di essere
consapevoli del concetto di “abbastanza” e cadiamo preda dell’idea che di più sia
meglio, circondandoci di “cose”. Ma “nudi veniamo al mondo e nudi lo lasciamo”, e
“solo le nostre buone azioni ci accompagneranno nella tomba”.
(Giobbe 1:21, Salmo 49 ed Ecclesiaste 5:15)
Traduzione dall’inglese di Eva Mangialajo Rantzer